È indubbiamente facile definire la attuale condizione una “catastrofe”, ma applicare tale categoria significa considerarne il pieno senso etimologico che rinvia non solo ad un immaginario di distruzione o rovina, ma anche ad un cambiamento radicale, ad un capovolgimento paradigmatico, simbolo poderoso di trasformazione.
In campo educativo ciò è emerso in tutta la sua drammaticità e si è fatto particolarmente evidente per l’assolutizzarsi di una domanda educativa a cui soltanto la scuola poteva e doveva dare risposta.
L’attuale contesto se priva l’educazione della sua dimensione fondamentale della presenza, richiede una attenta riconsiderazione non solo dei limiti, ma anche delle nuove opportunità educative da esso dischiuse.
Tenendo ferma la necessità di presidiare l’intramontabilità del binomio / relazione docente-studente, educatore-apprendista, occorre che la scuola non abdichi al suo ruolo di guida al cambiamento, assumendosi tutta la responsabilità nel rigenerarsi e nel dare nuova forma e sostanza alla sua azione educativa.
Con il venir meno di aspetti conosciuti e praticati non resta che prefigurare nuovi orizzonti educativi ripensando metodi, strumenti e contenuti nell’ottica di una inevitabile rivoluzione culturale che impone trasformazioni indispensabili per affrontare da protagonisti e non subire il cambiamento epocale di una civiltà.
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